Siamo prossimi alla Santa Pasqua e con essa si rinnova l'occasione di condividere uno tempo di ricreazione con i propri cari.

La Pasqua è una festa mobile rispetto al Natale, sempre festeggiato il 25 dicembre, cade la prima domenica dopo l'inizio di primavera e dopo la prima luna piena.

In un certo senso la mobilità della Pasqua allude alle manifestazioni della vita dove tutto non è rigidamente fissato e dove ciò che programmiamo non sempre si realizza come nei nostri desideri ma in ciò è anche la bellezza della vita, l'essere aperta al futuro affinché noi tutti non ci si ritrovi rinchiusi nella tomba di una grigia quotidianità, non a caso uno dei momenti più significativi del racconto evangelico è lo stupore delle donne nel trovare la tomba spalancata e vuota.

Ecco, questa festività con le sue testimonianze evangeliche ci invita alla rinascita interiore ed esteriore, al guardare le cose con uno spirito rinnovato.

 Riguardo a tutto ciò hanno colpito la ridda di voci sulla presunta morte, con tanto di occultamento, di Papa Francesco mentre era ricoverato in ospedale. Tutto smentito dalla felice sorpresa di vederlo redivivo in piazza San Pietro condividere con i fedeli la giornata dedicata agli ammalati.

Il passar voce sulla sua presunta morte è l'ennesimo esempio di una ormai diffusa abitudine a parlare senza alcuna verifica delle fonti e senza alcuna sensibilità verso il prossimo.  Siamo circondati da schiere di soggetti mossi dalla brama di apparire quali esperti su qualsivoglia argomento. Nel caso del Papa, il fittizio mistero è stato alimentato dalla sua legittima richiesta di silenzio mossa dal bisogno di decoro e di serenità che tutti gli ammalati manifestano in simili condizioni. Un lecito tacere rispetto al non tacere di chi ha distorto la realtà.  

Alla luce di ciò, le festività solenni dovrebbero invero essere un momento in cui riscoprire il valore del prossimo in un periodo storico in cui di umanità ne vediamo ben poca e la Pasqua, quale festa mobile, ci invita a smuovere in noi i pregiudizi che, come pietre tombali, oscurano la nostra sensibilità tenendoci separati gli uni dagli altri. Ognuno di noi dovrebbe rimuovere la pietra che occlude l'animo alfine di aprirci al mondo ed al prossimo sapendo trasformare in pane di vita.

In questa pandemia di voci babeliche abbiamo modo di esercitare il silenzio come quello operato dal Papa, un silenzio interiore con cui comprendere come la maggior parte dei nostri giudizi e rappresentazioni nascono da superficiali ed istintivi moti di simpatia ed antipatia che si risolvono quasi sempre in discordia o in effimera amicizia.   

Un augurio di Santa Pasqua a tutti voi!