Dopo l'esito del voto elettorale si sono avviate le consultazioni tra le forze della maggioranza alfine di giungere ad una rapida composizione del nuovo governo per poi cimentarsi nel difficile compito di studiare formule dedicate al sostegno del cittadino come delle imprese schiacciate dall'esorbitante aumento delle voci di spesa quotidiana. L'ultimo governo a direzione Conte ha impiegato 81 giorni per la sua composizione, un periodo oggi improponibile anche se, occorre ricordarlo, esistono dei tempi tecnici che devono essere rispettati.  Di fatto, il cittadino vuole risposte a questi tempi difficili, fonte di vera sofferenza per fasce sociali, tra cui i nostri pensionati, in grave affanno. La campagna elettorale ha messo in campo varie opzioni: flessibilità, rinnovo opzione donna, turnover generazionale, Ape sociale incremento dei fondi complementari, meccanismi di uscita per lavori usuranti e gravosi, pensione di garanzia per lavoratori precari. Qualsiasi risoluzione dovrà trovare un giusto equilibrio tra politiche di assistenzialismo e d'investimento per lo sviluppo e crescita del mondo del lavoro ma costruire la ripresa economica come anche garantire e migliorare le condizioni pensionistiche dipende da molti fattori sociali tra cui uno importante è il grave squilibrio tra denatalità ed invecchiamento della popolazione che apre ulteriori discussioni, ad esempio, sull'immigrazione e tutto quanto ne comporta. Tutto è collegato, nulla può essere risolto isolando singoli contesti e forse ci occorre un nuovo paradigma di pensiero politico con cui trovare soluzioni idonee ai problemi attuali.

Una cosa però è certa, se la società dipende in toto dall'economia, vige la dura legge della matematica e nel caso delle pensioni essa così recita: se si vuole diminuire l'età lavorativa occorre versare maggiori contributi.

Questa equazione accomuna, in negativo, giovani ed anziani. Entrambi paventano lo stesso timore di scivolare in uno stato d'indigenza irreversibile, una specie di limbo sociale dove l'avvertirsi indifesi e precari, sta generando condizioni psico-sociali alienanti i cui sintomi sono, tra i tanti, la distanza dei giovani dai temi della politica. Questa generazione più che appartenere passivamente ad un colore politico vuole attivarsi con un esercizio partecipativo orientato alla costruzione del bene sociale come nel caso dei movimenti ambientalisti, richieste purtroppo disattese da un apparato che, appunto, fatica a cogliere il bisogno espresso dai nuovi linguaggi. Se guardiamo gli Stati Uniti, nei prossimi anni si potrebbe verificare anche da noi la nascita del popolo dei senza fissa dimora, perennemente in viaggio verso luoghi dove vi è offerta di lavoro stagionale. Si crea così una nuova mappa antropologica con relativi comportamenti, nel 2020 il pluripremiato film Nomadland racconta di questo mondo parallelo e delle fatiche affrontate dalla protagonista a sopravvivere ma mostra anche l'altro lato della medaglia nella creazione di uno spazio vitale inclusivo dove tutti si aiutano e che porterà la protagonista, quando ne avrà l'opportunità, a decidere di ritornare a questo genere di vita rifiutando non l'amore di un uomo ma la sicurezza e l'agio che questi gli vuole mettere a disposizione portandola nella sua casa. Se osserviamo l'espansione di quelle che definirei "isole dell'anima" in cui giovani ed anziani si ritrovano emarginati possiamo teorizzare che essi da un lato, quello dei giovani, cerca di poter dare il loro contributo mentre l'anziano si aspetta gli venga dato un riconoscimento dalla società.

Tra il dare ed il dato, nel mezzo, si trovano i corpi intermedi a cui noi apparteniamo e se penso ai giovani operatori di patronato i quali, in un momento così difficile di accesso al mondo del lavoro, hanno la fortuna di svolgere un lavoro piacevole, educativo e stimolante, di prossimità con persone di ogni estrazione sociale e culturale, fonte di continuo arricchimento per lo spirito attraverso l'esercizio etico e morale a favore dei concittadini, vediamo realizzarsi quella risposta tanto attesa circa la partecipazione al bene comune.

In questi uffici gli operatori vedono quotidianamente individui con il loro carico di sofferenza sociale e fisica soggetti a cui è negato un minimo di dignità per il semplice motivo di dover dipendere, il più delle volte, dalle famiglie d'origine.

Questi bisogni, tra cui vi sono quelli dei pensionati, lamentano la troppa burocrazia e l'impossibilità a poter comunicare i propri disagi per poter avere consiglio sul da farsi. Di fatto, un qualsiasi call center non potrà mai sostituirsi al contatto umano e chi meglio di un giovane può essere d'aiuto? In questo, il grande ciclo della vita ha il suo giusto componimento armonico che vuole giovani ed anziani strettamente legati come fossero un Alfa ed Omega.

Mi viene da pensare al rapporto inscindibile tra nonni e nipoti, al sorriso di un anziano o di un bisognoso nel momento in cui, grazie a quel giovane operatore, riesce ad esaudire la sua richiesta sia essa di una pensione di invalidità o di uno sconto sulle bollette o dell'avviamento di una pratica per ottenere un sussidio.

Il suo sorriso che lo alleggerisce dal peso interiore è al contempo un incoraggiamento per il giovane operatore a proseguire su quella strada.