Gli accadimenti degli ultimi giorni, ma in realtà degli ultimi anni, ci inducono a serie riflessioni sul ruolo degli anziani.
In questi giorni, su quanto accade in Ucraina ci sentiamo dire dai mass media che questo paese è in uno stato di guerra già da otto anni e che la Russia nutre ambizioni che vanno oltre il presente con conseguenze ancor più gravi.
Quale sia la verità geopolitica non lo sappiamo, non ne abbiamo le competenze ma riportiamo un sunto di un’intervista rilasciata dalle trincee orientali ucraine da Padre Zelinsky, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, da anni impegnato a fianco dei soldati sulle zone di confine: "quando mi chiedono cosa è la guerra, a me viene in mente il fango: decine e decine di chilometri di fango. La linea del fronte si distende per 437 chilometri, con condizioni geografiche e climatiche diverse in quanto va dal Mar d’Azov fino alle foreste di Lugansk. Sul fronte è impegnato l’esercito professionale e l’età media dei soldati è di trent'anni. La guerra è anche il trascorrere dei giorni, anche 8/9 mesi, in trincea, lontani da tutto, nel fango e nel freddo, con la minaccia continua di essere catturati, di poter morire. E tutto questo, con il tempo, fa pressione sulla psiche, logora le menti. Le zone di confine sono una distesa di nulla. Sono andati via tutti. Le famiglie giovani hanno preferito andare in luoghi più sicuri, come la vicina Polonia. Sono rimasti nei villaggi soprattutto gli anziani che non possono e anche non vogliono lasciare le loro case".
Sono tante le testimonianze di anziani intervistati in questi giorni. Molti di loro hanno già vissuto la guerra da bambini e riescono a malapena a credere a ciò che sta accadendo.
Un ottantenne, pronto ad arruolarsi nell’esercito ucraino, ha portato con sé due magliette ed un paio di pantaloni dichiarando di farlo per i suoi nipoti!
Questa notizia fa riflettere sul ruolo sempre attivo e partecipe degli anziani, dei “veterani”.
L'Iliade narra di Ucalegonte, vecchio compagno del re Priamo, che a Troia, insieme ai tre fratelli del re e ad altri anziani, quali l'amico caro Antenore, Antimaco, Pantoo e Timete, era
parte del consiglio degli anziani che si radunava presso le Porte Scee a discutere di guerra o a fornire sagge informazioni al re.
Nel poema omerico, Ucalegonte e tutti gli anziani li troviamo intenti a discutere sulla possibile trattativa con gli Achei affinché la guerra si potesse risolvere con un leale duello tra Paride e Menelao, re di Sparta e marito di Elena.
E' una storia che invita a riflettere sull'attuale crisi mondiale e su come occorre la pace facendo anche tesoro delle esperienze vissute dagli anziani poiché sono un patrimonio dell'umanità e la loro testimonianza sarebbe di grande aiuto onde evitare gli errori del passato.
- accade che i nostri anziani restano quasi sempre inascoltati e relegati ad un ruolo passivo a cui dover provvedere.
Ed allora, lanciamo un appello affinché la loro testimonianza non venga persa. Iniziamo a considerare gli anziani non come un peso da sopportare economicamente ed umanamente ma come coloro che posseggono uno spirito più lucido di noi tutti ancora inesperti su tanti aspetti della vita. Essi non vanno solo sostenuti e difesi, socialmente dovremmo fare tesoro del loro patrimonio di saggezza ed invece figli e nipoti li interpellano, il più delle volte, solo per bisogni materiali ma questo comporta smarrire le nostre radici.
Le nostre società dovrebbero rimodulare il rapporto con gli anziani soprattutto nei paesi più industrializzati dove vi è una maggiore tendenza all'emarginazione. In Giappone, ad esempio, pur essendo una nazione moderna e tra le più ricche, si rispettano ancora determinati valori tanto che molti anziani artigiani vengono insigniti del titolo di musei viventi. Non si tratta di un semplice titolo onorifico, ma l'attestazione concreta del loro essere la solida base su cui regge il paese.
Perdere la ricchezza umana degli anziani significa non essere una società civile.
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